NELLA TANA DELLE "GALLINE ADRIATICHE" (parte seconda)

Eccoci di nuovo a parlare di una pesca che nell'ultimo anno ho riscoperto con estremo piacere ,sto parlando del Light Jigging, una tecnica che  trova qui in alto Adriatico trova un ristretto numero di appassionati, vuoi per le caratteristiche del nostro tratto di mare o vuoi per le poche specie catturabili con questa tecnica, in ogni caso comunque se praticata con fiducia e conoscenza sa dare soddisfazioni anche in un tratto di mare come il nostro .
Siamo ormai in pieno inverno periodo ottimo per cercare la "Gallinella" di taglia o qualche raro scorfano,  periodo dove bisogna cercarle in ristrette zone con un fondale misto sabbia e detriti rocciosi, le cosiddette "presure" o in dialetto veneziano "Tegnue", la nostra azione di pesca si concentrerà prevalentemente in queste zone.
Assieme a due cari amici ci accordiamo per una battuta di pesca dedicata al light Jigging, nei giorni precedenti erano state effettuate delle discrete catture e i presupposti erano buoni,ma proprio il giorno della nostra uscita una nebbia fittissima ci costringe a ripiegare su spot molto più vicini , con la speranza che diano buoni risultati.
Siamo in un fondale di circa 24/25 mt , vento praticamente assente, unico fattore negativo una corrente piuttosto sostenuta che fa "scarrocciare" la nostra barca molto velocemente rendendo le nostre cale difficili tanto da rendere impossibile muovere nella giusta maniera i nostri artificiali, l'unica soluzione era quella di cambiare spot e cercare una corrente meno invasiva e forte.
Navigare nella nebbia non e certo facile e personalmente ho sempre una certa strizza in mare in queste situazioni, meno male che le traccie già segnate nel GPS ci portano nelle altre zone prescelte senza correre rischi di impigliarsi nelle numerose "cozzare" presenti in zona.
Arrivati prima di cominciare a calare facciamo un passaggio per vedere l'effettivo scarroccio e dare un occhiata allo scandaglio con la speranza che dia qualche segnale di vita, e sembra proprio che le cose in questo spot promettano bene, è giunta l'ora di cominciare a pescare seriamente.
La mia fiducia ricade nel mio fidato Jig  dalla intramontabile colorazione bianco/rosa che non mi ha mai deluso, mentre i miei amici affidano le loro probabilità di cattura a dei piccoli inchiku da 60/80gr che ben avevano reso nelle pescate precedenti.
L'azione di pesca o meglio i movimenti che imprimo al mio artificiale sono molto lenti con risalite di qualche metro in modo da far stazionare il mio jig nei pressi del fondale, zona dove solitamente stazionano le Gallinelle , al contrario i miei amici con l'inchiku recuperano l'esca per molti più metri, in quanto questo artificiale se recuperato più lento e con continui sali scende , induce il nostro pesce ad inseguire anche svariati metri prima di sferrare l'attacco.
Sebbene ora la nostra azione di pesca sia perfetta delle tanto desiderate gallinelle nemmeno l'ombra anche se qualche timido segnale di attività lo si è visto con qualche cattura di Merlani (Molo in dialetto locale) una sorte di merluzzo in miniatura che in questo periodo dell'anno lo si trova con una certa facilità lungo le nostre coste , e strano vedere un pescetto del genere attaccare delle esche artificiali come degli inchiku , le stranezze della pesca a volte  non hanno fine ne confini.
La nebbia oggi sembra proprio non farci vedere il sole e scaldare un pochino una giornata con temperature molto vicine allo zero,per tanto  ci rifidiamo alle tracce segnate nel GPS per portarci in un altro spot questa volta con un fondale più detritico sperando l'intuizione del capitano sia quella giusta.
L'ecoscandaglio oggi sembra proprio ammutolito e solo poche volte ha dato segnali di vita , tutto ciò non e che ci faccia stare allegri ma continuiamo nel jiggare i nostri artificiali nella speranza di una mangiata da un momento all'altro, e mentre eravamo in un momento di relax ecco che Otello attacca una tipica "Gallina Adriatica" a circa una decina di metri del fondo, indice che questo pesce ha seguito per parecchio tempo l'artificiale prima di attaccarlo, bene !!!!! forse lo spot nuovo sta dando una svolta positiva alla giornata.
Non passa molto tempo che altre abboccate riportano alto il morale dell'equipaggio regalando non pesci delle taglie tanto sognate , ma pur sempre divertenti, anzi anche altre piccole specie avevano cominciato ad attaccare i nostri artificiali, qualche discreta tracina e qualche piccolo sugarello non sono passati indenni davanti alle loro boccucce..........
Nel tardo pomeriggio vista la nebbia fitta decidiamo di rientrare con un po di anticipo nella tabella di marcia, una scelta intelligente perchè in queste situazioni non bisogna mai scherzare e la nostra incolumità è più importante di qualsiasi cattura, già in altre occasioni spinti dalla foga delle catture ci siamo imbattuti in situazioni che ci hanno fatti rientrare in porto con non poche difficoltà, ecco che vi consiglio vivamente di rientrare sempre con una buona visibilità e che la strumentazione a bordo sia sempre efficace e funzionante, ne vale della nostra incolumità!!!!!
Un grazie ai miei compagni di pesca Otello e Gianluca e speriamo prossimamente capitare in uno di quei pollai pieni di grosse e grasse Gallinelle Adriatiche.............
A presto MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF




ASPI IN TOPWATER......



Girovagando per la rete mi sono imbattuto in un blog di pesca Sloveno, sono rimasto sorpreso dalle numerose foto di catture sia in acqua dolce che in mare, molte delle quali simili a quelle delle nostre acque, come in questo video dove vediamo degli aspi attaccare delle esche topwater.....Chissà forse prossimamente una puntatina Slovena si potrebbe anche fare....

SPINNING PASSION STAFF

LA REGINA E I SUOI GIARDINI............

Marco mi ha chiesto di raccontare le emozioni che ho provato ai Giardini della Regina ma non so se questo sia fattibile. Però, siccome adoro le sfide, ho accettato ed eccomi qui davanti a un monitor con le dita che saltellano da un tasto all’altro della tastiera, nella speranza di mettere in fila tante letterine che diano vita a una cosa che per ora vive solo dentro di me!
Vi emoziona l’idea di partire dall’Italia fredda e grigia di fine novembre e riaprire gli occhi in un luogo caldo, luminoso, pieno di sorrisi e fermo nel tempo agli anni 50?
In effetti la sensazione che ho provato uscendo dall’aereoporto dell’Havana è stata come quella che credo si possa provare uscendo dalla macchina del tempo! Tutto era perfettamente come nei films della metà del 900. Persone sorridenti anche se sprovviste di tutto questo superfluo che ci circonda da questa parte del mondo. Strani mezzi di trasporto adibiti a qualunque cosa, gente a cavallo, in carrozza, in sidecar e poi le auto!
Quelle meravigliose macchine anni 50 tenute in piedi solo con la forza della creatività, splendidi carrozzoni disegnati dalle penne di artisti che ora non nascono più! Il calore di quell’aria tipica delle nostre giornate di giugno e tutto quello che i miei occhi guardavano aveva quel sapore delle cose incomplete, quasi a trasmettere immortalità, una sorta di invito a terminare tutto domani per allungare la vita fino all’infinito.
I più insensibili forse potranno chiamarla “povertà” ma io ho capito che è quella la meraviglia! 
Ma in quel paradiso non sono mica solo! No, no! sono con una comitiva di altri 14 matti che hanno attraversato insieme a me l’oceano per il primo Molix Fishing Dream. Mai nome fu più azzeccato!
Tutto quello che accadeva, aveva il sapore dei sogni e ancora non avevo visto nulla! La sosta all’Havana è durata veramente poco, perché il viaggio verso i Giardini era ancora lungo! Dopo una veloce notte è stato il pullman a farci attraversare l’isola, passando luoghi incantevoli su delle strade piuttosto impegnative, ma ricche di quel fascino che vive solo a Cuba. Ma dopo tante ore di Ua Ua, (come chiamano il pullman i cubani), non siamo ancora arrivati perché mancano ancora 50 miglia marine prima di arrivare a destinazione.

Vi emoziona l’idea di un viaggio che sembra non finire mai?
Potrebbe sembrare strano ma un viaggio così lungo oltre alla smania di arrivare, genera un sacco di curiosità. Ma ora, provate a immaginare 15 invasati che hanno attraversato il mondo, che finalmente sono sulla grossa barca che per una settimana farà loro da casa e di fronte 5 ore di mare! Ricordo che nel giro di pochi minuti, dopo l’aperitivo e i convenevoli di benvenuto, tutti sembravano dei pazzi, improvvisamente i bagagli si sono moltiplicati, come se tutti avessero confezionato delle matrioske! Mulinelli che sbucavano ovunque, tubi con dentro mazzi di canne, esche stivate in ogni pertugio e l’humus dello spining passion era realmente palpabile!
Come dei corpi speciali, tutti si sono messi all’opera per preparare l’artiglieria e le tackle box iniziavano a diventare pesanti! Anche se è passato esattamente un anno, riesco ancora a percepire quelle sensazioni. La grossa house boat solcava il mare e tutti correvano avanti e indietro per farsi trovare pronti all’appuntamento con i sogni. Il pomeriggio è trascorso così e dopo una cena da 5 stelle ci siamo tutti ritrovati sul ponte della Havalon II a brindare con il Rum, carichi come delle molle perché finalmente era tutto pronto e questo gruppo era assolutamente fantastico, non ci saranno mai parole adeguate per ringraziare chi o aveva reso possibile.
Mancava solo una notte e poi le porte dei sogni si sarebbero schiuse ai nostri occhi! Il mare ha provato a cullarci per farci addormentare ma ogni suo tentativo è risultato vano. È stata la prima volta che sono stato io a svegliare la sveglia, anzi a spegnerla prima che suonasse! Finalmente il sole stava nascendo e tutti eravamo pronti per quell’avventura che fino a quel momento era fatta solo di parole.
Vi emoziona immaginare una squadra di 15 scalpitanti pescatori che fremono a poppa per salire sui piccoli skift, dove le guide aspettano?
Tutti con le attrezzature pronte, siamo saliti su quelle piccole barche che presto, hanno preso la via del reef. Tra di noi c’erano pescatori più esperti di questa pesca e altri meno, io ero totalmente vergine anche se non c’è voluto molto per essere battezzato, sono bastati pochi lanci per trovarmi impegnato nella lotta con qualcosa che credevo di aver immaginato ma la sua forza era inimmaginabile!
Da quel momento è stato un susseguirsi di mangiate, slamate, sfrizionate e combattimenti al limite con le mie forze. Pescavo solo a top water e vedere l’acqua esplodere in continuazione non mi sembrava vero.
Lo so che questo vi emoziona, è inutile che fate finta di niente!
Ero circondato dai meravigliosi colori del reef caraibico, immerso in una natura incontaminata e ho capito che sotto a quel colorato e paradisiaco velo azzurro increspato dal vento, si celava l’inferno. Una serrata lotta per la sopravvivenza dove ogni predatore era la preda di qualcuno e dove ogni creatura era dotata di denti impressionanti! Vedere l’esca serpeggiare tra le onde e sentire la canna sfuggire di mano era incredibile, alla mia partenza ero convinto di avere canne potentissime, fili esagerati, esche molto grosse ma dopo pochi strike mi sono reso conto che ero totalmente sottodimensionato! La canna arrivava a fine corsa e tutto era veramente al limite.
Che cosa pazzesca, ho ancora i brividi al solo pensiero! Barracuda grandissimi, Carangidi famelici, Snapper e Cernie di barriera e poi lui, lo Squalo! Ognuno di questi protagonisti possiede tutta la forza che solo la natura può donare a chi lotta per la vita in ogni secondo. I giorni sono passati così, ancora ricordo perfettamente gli occhi sbarrati e le espressioni stupite sui volti di tutti, ad ogni rientro dopo la pesca. Ognuno di noi fremeva dalla voglia di mostrare gli scatti agli altri, sono momenti indelebili che sono scolpiti nella mia mente. Tutti accalcati sul ponte della house boat a scorrere immagini sulle digitali mentre l’equipaggio si prodigava nel lavaggio delle attrezzature. Una settimana molto intensa in cui ho pescato con tanti partner differenti che mi hanno arricchito di tante conoscenze ed esperienze. È stata l’occasione per testare tante nuove attrezzature e nuovi progetti che presto hanno visto la luce. Dopo le pescate ci si ritrovava tutti insieme all’appuntamento dell’aperitivo e poi a cena dove ci trattavano come dei Re. Sono stati giorni meravigliosi, in compagnia di amici speciali ma come tutte le cose belle, sono trascorsi rapidamente. Il viaggio di ritorno è stato sicuramente meno emozionante ma andava fatto.
Vorrei approfittare per ringraziare Molix che mi ha dato l’opportunità di vivere questo sogno, Catch Outdoor nella persona di Sandro Mediani per aver confezionato un viaggio quasi surreale e tutti i miei compagni di avventura per le risate e il divertimento.
Ora che sono arrivato in fondo a questo fiume di parole, non so se sono riuscito a trasmettervi le mie emozioni, però ho capito una cosa!
Il fatto che io ricordi esattamente ogni attimo di quei giorni, testimonia senza ombra di smentita che le emozioni restano per sempre dentro di noi.

Silvano D'Angelo

CONOSCIAMO BENE L'ARTIFICIALE PRIMA DI PESCARE...................

Qualche giorno fa in un negozio di pesca dove sono solito frequentare , mi sono imbattuto in un interessante dibattito tra un giovane "spinninsta" e un caro amico ormai della vecchia guardia anche lui come mè. L'argomento di discussione era il recupero dell'esca, il giovane appassionato sosteneva che un esca moderna necessita di meno richiami o recuperi particolari in quanto grazie  alla sua forma e materiale innovativo di costruzione , già con un recupero regolare dovrebbe catturare più di un "vecchio" artificiale.
Questa giovane teoria e frutto di molto internet ma di poca pratica a mio avviso, la mia no vuole essere una critica ma solamente un modo di vedute completamente diverso, ritengo che ogni artificiale abbia delle caratteristiche particolari e prima di usarlo al meglio e mia consuetudine provarlo e riprovarlo capendone pregi e difetti.
Dopo solo averlo provato cercherò di farlo nuotare in tutte quelle situazioni e acque che ritengo si adattino bene alle caratteristiche che ho individuato, a tal proposito  vi voglio raccontare una delle ultime esperienze e grazie all'intuito e alla conoscenza degli artificiali mi hanno permesso la cattura di qualche spigola non di taglia ma sicuramente molto emozionanti.
In questo periodo la nostra amata sta preparando le valige per abbandonare la ormai fredda laguna e dirigersi in acque più temperate e calde dove effettuerà la riproduzione, e una migrazione che può durare poco come tantissimo, e difficile darne un tempo , tutto dipende dalla temperatura dell'acqua.
Nei giorni scorsi prima che arrivasse il primo freddo di stagione , ho passato alcuni giorni in cerca della tanto amata e a dire il vero i risultati non sono mancati anche se con molto sacrificio , nello specifico pero vi voglio raccontare come  la conoscenza dell'artificiale sia fondamentale.
Mi trovavo disperso in una zona della laguna veneta , caratterizzata da una profondità variabile dai 50 cm al metro massimo , una di quelle zone contraddistinte  da distese di posidonia , insomma un hot spot ideale per la spigola di passaggio che ama starsene in caccia nascosta tra i filamenti di erba.
Individuate le spigole grazie alle loro cacciate alle malcapitate  aguglie, incomincia la mia azione di martellamento in cerca di una cattura, dopo svariati lanci e nemmeno un misero inseguimento mi fermo a guardare e riflettere sul da farsi.
La corrente era piuttosto sostenuta e come scritto prima le nostre spigole stavano cacciando aguglie di piccola taglia, ero convintissimo che il mio artificiale recuperato a jerkate piuttosto regolari mi avrebbe regalato una cattura, invece me ne stavo ancora a bocca asciutta.
La svolta avvenne quando a fianco a me vidi un'aguglia passare molto lentamente a causa della forte corrente faceva fatica a nuotare, ecco la svolta!!!!
Prendo dalla mia cassetta un jerkino (Finder 110) della colorazione più naturale che avevo e comincio a recuperarlo lentissimo appena sotto la superficie, quasi ad imitare il nuoto affannoso di un aguglia in piena corrente.

La mossa risultò da subito vincente e le prime catture cominciarono ad arrivare, questa  è stata indubbiamente una manovra azzeccata , ma la scelta dell'artificiale non è stata casuale , ma e stata dettata dalle note caratteristiche di tenuta in corrente di questo artificiale, facendolo assomigliare il più possibile ad un aguglia appena la superficie.
Ecco perchè ritengo che conoscere molto bene  ogni artificiale sia una  regola fondamentale per una buona riuscita della nostra pescata, le esche lanciate e recuperate a casaccio come si faceva un tempo possono regale qualche cattura, ma lo spinning moderno e fatto sopratutto di conoscenza e pratica...
Nei giorni a seguire in una pescata in notturna in uno spot dalle caratteristiche simili ho voluto adottare la stessa tecnica di recupero e anche in quella situazione l'attacco della spigolotta non e tardato ad arrivare, l'unica differenza sta nella taglia dell'artificiale che viste le dimensioni del foraggio presente ho aumentato portandomi ad usare un Finder 150.
In conclusione non voglio essere ripetitivo , ma perdete qualche attimo in più per capire le caratteristiche di ogni artificiale e usando la vostra intuizione e conoscenza adattatelo alle condizioni e momenti che ritenete più opportuni, sicuramente avrete una maggiore continuità di catture e soddisfazioni.....
Un arrivederci a prossimo post..
MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF

  

ZANDER MEN......(Fabio Benetti)


1.     CHI È FABIO BENETTI:
Fabio Benetti classe 1970 è  un pescatore a 360°,  grande appassionato di pesca con esche artificiali sia a Spinning che a Mosca e sempre alla ricerca di nuove sfide con pesci predatori.
Il mio approccio con la pesca, avvenne in tenera età  grazie al Fiume Brenta che mi scorre a pochi metri da casa, iniziai così ad insidiare le Trote con esche naturali fino al 1987 quando acquistai la mia prima  canna da mosca e accompagnato da alcuni amici mi avvicinai  a piccoli passi verso questa favolosa tecnica.
Negli anni 1990 iniziai con la pesca a spinning e conobbi lungo il fiume il mio attuale compagno di pesca Vladi,  gli anni successivi li passammo assieme in giro per Fiumi e Cave del fondovalle alla ricerca dei più classici predatori come Trote, Cavedani, Lucci e Bass.
Negli anni a seguire frequentando la Bassa Padana mi ritrovai a pescare nel grande Fiume Po insidiando il  Pesce siluro e nel 2005 entrai a far parte dell’associazione Gruppo Siluro Italia, questo mi permise di pescare in molte acque sia d’Italia che all’estero e di conoscere un’infinità di persone, fu veramente una gran bella esperienza,  nel 2010 ne divenni il presidente fino al 2012 dove allo scadere del mio mandato lasciai l’associazione non condividendone il cambio di forma e gli ideali troppo integralisti.
Attualmente faccio parte del direttivo dell’ass. Bacino Acque Fiume Brenta con la quale collaboravo come volontario già da diversi anni.

2.     COME NASCE LA TUA PASSIONE PER IL LUCIOPERCA:
La mia passione per questo pesce nasce nel 2001 quando la spiccata voglia di avventura e di nuove sfide, mi ha portato lungo le rive del fiume Sile dove mi era giunta voce ci fosse presenza di questa  nuova specie,  il “lucioperca” con il quale non mi ero ancora confrontato, quindi non nascondo la grande emozione che provai quando pescando con il morto manovrato dopo una ferrata giunse a galla il mio primo piccolo Lucioperca, un pesce indubbiamente spettacolare che iniziai a cercare sempre con più frequenza anche in altri corsi d’acqua della Bassa Padana da dove mi arrivavano notizie  della sua presenza.


3.     QUALI SONO LE SITUAZIONI MIGLIORI PER CERCARE QUESTO PREDATORE:
In quegli anni era ancora una specie molto sconosciuta, le poche informazioni si carpivano leggendo gli sporadici articoli sulle riviste di settore, quindi  negli anni a seguire nelle uscite mirate a questo predatore, cercai di affinare la tecnica e al tempo stesso capire quali potessero essere le situazioni migliori per pescarlo, osservando le condizioni meteo e la temperatura dell’acqua durante le finestre di attività.
L’arrivo della stagione fredda è sempre molto atteso dagli amanti di questo predatore,  Novembre e Dicembre sono i mesi che preferisco, appena la minutaglia si dirada preparandosi per l’inverno, il Perca come un fantasma appare pronto a sferrare l’attacco verso le nostre insidie.
Nel tardo autunno lo cerco nei punti più riparati del fiume, zone d’ombra, sotto ai ponti, attaccato agli ostacoli o nelle giornate più grigie, in inverno con temperature particolarmente rigide lo si può trovare a centro fiume anche in giornate soleggiate, poiché con l’abbassamento della temperatura tende a mutare il proprio comportamento abitualmente lucifugo.
COME AFFRONTI LO SPOT SCELTO:
Quando arrivo allo spot prescelto, i primi lanci li faccio a ridosso delle riva o delle strutture anche in acqua bassa, poi sposto l’azione di pesca in acqua aperta fino a sondare i gradini delle buche più profonde del fiume, verso sera con il calo della luce ritorno a pescare nell’immediato sottoriva.
 CHE TIPO DI ATTREZZATURA USI E SOPRATTUTTO QUALI SONO I MOVIMENTI CHE IMPRIMI ALL’ARTIFICIALE:
Come attrezzatura in fiume di media portata pesco con canna monopezzo 2,10 (7’)
da 1 oz.  e teste piombate da max. 20 gr. Nel fiume Po pesco con canna 2,60 (8,5’)
da 1 ½ oz.  ad azione molto fast.
L’azione di pesca con gomma e jig head è molto movimentata, l’esca la sollevo anche di 50 cm. tra un balzo e l’altro perché ho notato che è la caduta lunga e rapida che scatena l’attacco sempre violento e deciso sulla gomma.
 Nella pesca con il morto manovrato l’azione è più lenta e a stretto contatto del fondo, effettuo delle pause di alcuni secondi prima di richiamare nuovamente l’esca , l’attacco solitamente avviene durante le pause  ed è più delicato,  a volte si percepisce appena una leggera trattenuta, in questo caso ferrare sempre decisi, perché  gli attacchi più timidi sono sempre dei pesci più grossi.
 QUAL È IL PERIODO MIGLIORE PER INSIDIARE I GRANDI LUCIOPERCA:
Come dicevo prima, il periodo buono va da Novembre a Marzo ma gli esemplari più grossi si prendono più facilmente ad inizio stagione, sono però convinto sia dovuto ad una minore pressione di pesca nei primi mesi e pesci più smaliziati verso fine periodo.
 DAI QUALCHE CONSIGLIO A CHI VOLESSE TENTARE LA CATTURA DEL BIG PERCA:
Prima di tutto utilizzare un’attrezzatura adeguata, ad esempio una canna specifica da jig head facilita  la percezione del contatto con il fondo, un mulinello taglia 3000 è il giusto compromesso tra leggerezza e robustezza poi il trecciato dovrà essere almeno un 20 lb. con finale 2 mt. di fluorcarbon 0,30-0,35.
In pesca, iniziare a sondare il territorio con piccole teste piombate e grub giallo fluo (chartreuse),  se il Perca popola quelle acque,  quelli di piccola taglia non tarderanno a farsi vivi,  poi naturalmente di conseguenza aumentare le dimensioni degli artificiali cercando di fare selezione. Per finire non temete le giornate invernali grigie e fredde,
 il sacrificio può dare grandi soddisfazioni.


 Considerazione personale: il Lucioperca è una specie alloctona, la legislazione quasi totalitaria delle province ne vieta la reimissione in acqua,  io pratico comunque il Catch&Release, trattengo solo qualche sporadico esemplare  gravemente ferito

oppure catturato in siti molto delicati, ed essendo un ottimo pesce  gli rendo onore a tavola, tuttavia non siate egoisti immettendolo dove non è  presente per il solo piacere di pescarlo…
FABIO BENETTI

Spinning Passio ringrazia per la disponibilità Fabio e spero che questa intervista si stata di aiuto a tutti coloro volessero cimentarsi nella cattura del Perca da sogno.
SPINNING PASSION STAFF

SEABASS IN TOKYO BAY


The Tokyo Bay Prespawn Bite from Abdel Ibrahim on Vimeo.
Un pò come per il bass fishing , anche la pesca della  spigola accomuna e appassiona migliaia di pescatori, questa volta vi proponiamo un piccolo video girato nella grande baia di Tokyo in Giappone, uno degli ho spot d'eccellenza per la cattura della "Suzuki" una parente stretta della nostra Spigola, chissà se  un giorno forse avrò il piacere di far nuotare i miei artificiali in questo hot spot!!!!!
SPINNING PASSION STAFF

UN INVERNO A TUTTO SHAD

Quest’anno più di altre stagioni passate ho dato grande preferenza a questo artificiale usandolo in tutte le sue varianti, andandolo ad utilizzare in spot con caratteristiche molto diverse tra di loro dai fiumi con grande portata alle acque più intermedie. Le mie scelte si sono distinte in due tipi di soluzioni, la prima soluzione è più vocata alle grandi acque e alle profondità utilizzando shad già armati con grammature elevate andando a effettuare una pesca tutto sommato veloce e di ricerca stando sempre attenti al tipo di fondale sopra il quale siamo, qui un buon ecoscandaglio se si pesca in barca ci da un grande aiuto. La seconda soluzione su cui voglio focalizzare di più queste mie righe riguarda gli shad da innesco, distinguendoli in due tipi: gli shad da armare con teste piombate e quelli da utilizzare con ami swimbait da montare a texas rig. Nelle ultime uscite ho preparato dei pike shad da 7.5 con dei nuovi prototipi di teste piombate OMTD con grammature molto differenti tra di loro in modo da poterli utilizzare sia in acque profonde ma anche in situazioni shallow, allo stesso tempo in momenti di totale apatia ho preferito anche nelle acque profonde l’uso dello shad con poca zavorra per permettere al esca dei saliscendi molto lenti nella colonna d’acqua rimanendo in “azione” per un lasso di tempo maggiore, questa soluzione stimola molto il luccio apatico inquanto “l’Invasore” rimane per più tempo nel suo territorio, c’è anche da tener presente che con l’abbassamento delle temperature un esca un po’ più lenta è sempre ben gradita. Altri grandi riscontri li ho avuti con l’utilizzo del Ra Shad da 6” innescato a texas rig su dei grandi ami swimbait, questa soluzione ci aiuta molto in spot con grande presenza di sporco nel fondale, dandomi comunque la possibilità di non rinunciare a dei lanci contro alberi caduti in acqua o ceppaie. Personalmente zavorro questi tipi di amo con del filo di piombo da 2mm preparando più ami per la stessa esca con almeno tre grammature diverse per coprire le più svariate situazioni, spesso proprio con questa soluzione riesco a far appoggiare la mia esca nel letto di erbaio del fondale per poi con delle lente ma lunghe trazioni di canna far staccare l’esca dal fondo di circa un metro e mezzo per poi farlo lentamente ricadere. 

Ritengo queste soluzioni molto valide per la ricerca degli esemplari più grossi visti i risultati avuti nelle ultime settimane. Nel salutarvi rammento sempre di affrontare le vostre sessioni di pesca al luccio con le più idonee attrezzature, ovvero un grande guadino dove possiamo spesso già slamare il pesce tenendolo in acqua, pinze a becchi extra lunghi e un potente tronchese, velocizzare le operazioni di slamatura con un taglio netto su un amo a volte salva la pelle al nostro grande amico luccio.
A presto LUCA PASSARELLA
SPINNING PASSION STAFF

Il NOSTRO FIUME........


INTRO
 Da sempre le sue acque sgorgano vergini dalle profonde fessure della roccia e innescano così la scintilla di un processo di vita a dir poco strabiliante..
Il suo perenne scorrere, scava costantemente la sua strada tra monumenti di roccia, quasi a strisciare fra gli anfratti più impervi e inaccessibili.
Esso scende sotto la forza di gravita, in un connubio di potenza e supremazia inarrestabile, fino a valle, oltre la città, al di la di ogni impedimento nella via del mare…
Corre, scorre veloce, e il suo costante mormorare fa parte del silenzio di quei luoghi, melodia del giorno e della notte dai tempi più lontani.
La sua linfa vitale alimenta rigogliose vallate, da vita a milioni di organismi, disseta intere città.
Gelide sono le lame d’acqua che scorrono perenni su di un letto scomodo, fatto di massi e ciottoli scolpiti dall’imperterrito scivolare su di essi, nelle rogge, tra i freddi e irraggiungibili orridi e poi ancora negli aperti fondovalle.
 Stiamo Parlando del Fiume al quale dedico milioni di lanci l’anno alla ricerca dell’indiscussa regina di queste acque: la trota marmorata.
 REGOLAMENTAZIONE
 La pesca nei fiumi dove la trota è presente, nella maggior parte dei casi viene regolamentata da statuti ad hoc ed è proprio per questa ragione che è doveroso informarsi al meglio e approfondire tutte le regole per poter esercitare la nostra azione pesca in pieno relax.
In linea di massima le acque di questi fiumi sono suddivise in tratti ‘liberi’, tratti ‘no kill’, ‘catch & release’ e ‘trofeo’..ed alcune zone denominate ‘Sperimentali’…, ma per ognuno di essi vige una regolamentazione a se, quindi volutamente non mi dilungherò su di questo argomento.
Mi preme di più dirvi, che al di la di ogni statuto, non dimentichiamo di portare con noi anche il bagaglio di regole non scritte.
Una fra tutte è l’assoluto rispetto per l’ambiente.  Un valore e un principio che dovrebbe riflettersi nella vita di tutti i giorni e non solo quando siamo a pesca.
 Ricordiamo inoltre che seppur trattenere sia alle volte consentito, reca danni inestimabili in ecosistemi così sensibili e ristretti, questo a maggior modo se parliamo di una specie rarefatta come la marmorata!

 PESCA !
 In primis, l’attrezzatura:
L’ambiente che incontreremo e di conseguenza l’attrezzatura, varierà di molto in base al tratto che andremo ad affrontare e come vorremmo affrontarlo.
 I fiumi montani spesso sono da considerarsi ‘alterni’, questo perché troveremo un continuo susseguirsi di tratti a raschio, buca, correntone, e qualche rara spianata a lenta corrente. Tutto questo ovviamente rispettando la più grande variabile di tutte: la portata d’acqua in base alle stagioni, alle precipitazioni dell’anno e ai tratti in cui ci troveremo in pesca.
Come se non bastasse c’è da distinguere anche il suo percorso in tre distinte tipologie, che possono essere di carattere torrentizio, medio fondovalle e fondovalle.
Ognuna di esse, ovviamente, necessiterà per un’adeguata azione di pesca di un’appropriata attrezzatura, che distingueremo in altrettante categorie di esche, quindi di attrezzi specifici.
 Nei tratti a carattere torrentizio opteremo per canne corte a spiccata azione di punta, una 6.6” può essere la giusta misura, abbinate con piccoli mulinelli di taglia ridotta. Un 2500 delle marche più blasonate è la scelta, ma questo non esclude che si possano trovare compromessi ancora più light. Qui, la maggior parte delle esche che utilizzeremo sarà senz’altro contenuta e ristretta a rotanti di dimensioni esigue, perché nella maggior parte dei casi piccole saranno anche le dimensioni dei pesci che incontreremo. Nulla ci vieta però l’azzardo di qualche piccolo minnow nei tratti a scorrimento più lento e perché no, l’utilizzo delle innovative softbait, capaci di smuovere anche i pesci più svogliati.
 Teniamo presente che molto spesso l’azione di pesca sarà circoscritta a zone davvero limitate e con ‘poca acqua’, quindi qualunque sia la nostra presentazione, gomma,ferro o balsa, dovrà per forza di cose entrare in pesca al primo giro di mulinello, onde evitare di ‘non pescare’ nelle zone ‘calde’.
La pesca alla trota è infatti una pesca di precisione dove un lancio al cm fa molto spesso la differenza.
 Elementi, come poca acqua, scarsa presenza di cibo ed un habitat davvero al limite, influiranno senz’altro nella crescita delle nostre amate trote portandole a tenere ‘linea’ e taglia contenute. E’ però anche vero che in determinati spot, dove la corrente ha scavato qualche bel bucone o nei difficili, quanto inaccessibili orridi,  sarà comunque possibile trovare qualche bella sorpresa… Ammesso che i nostri orari siano consoni con le imprevedibili abitudini delle big.
 In conclusione e in linea di massima, queste acque molto ossigenate sono l’habitat perfetto per le piccole fario.


Il medio fondovalle, forse il mio preferito, invece è il più vario e il più tecnico.
Qui, l’asta principale del fiume subisce davvero tante variazioni e in poche centinaia di metri potremmo trovare diverse situazioni di pesca.
Ampie spianate, correntoni seguiti da forti raschi, buche profonde e incanalate nella stretta valle.. ci porteranno ad utilizzare diversi approcci, ogni pochi passi…
Difficile dire quale sia l’attrezzo più indicato e l’esca principe per questi luoghi.
La canna polifunzionale potrebbe andare dai 2m ai 2.40 ad azione fast o meglio ancora fast-progressiva e su un range di peso lanciabile che va dai 10gr ai 40gr effettivi, abbinata ad un mulinello taglia 3000/4000, per aver il giusto compromesso tra robustezza e percentuale di recupero.
Importante, molto importate è pure la chiusura ‘veloce’ dell’archetto, particolare non scontato, e che ci permetterà di essere subito in contatto con l’esca salvandoci da facili parrucche nei lanci controcorrente.
 Questi luoghi sono ottimi tratti nei quali ogni singola ferrata ci trasmetterà un’emozione diversa, data appunto dalla diversità di ambienti che ci troveremo ad affrontare. Questi infatti, come premesso ci permetteranno di trovarci di fronte alle più diverse varietà di pesci per quanto riguarda taglie e tipologie.
 In queste acque inizia l’areale ideale per la trota marmorata, vera regina del fiume, ma ad ogni modo forte sarà ancora la presenza della fario e pure dell’iridea che insieme alla sua potente difesa resta comunque un valido divertimento.
 In merito agli artificiali, posso dire con tutta tranquillità che il rotante ci farà anche qui divertire molto, meglio se il classico ‘Martin’ nelle misure 12/15 e qualche ‘custom’ più pesante da far lavorare nelle buche.
Ottima è anche la scelta dei minnow dal 7 al 10… sempre sinking.
I più indicati e conosciuti troviamo senz’altro Pelican, Molix, con il suo mitico Brugas, Marmo Crazy, Real Winner, Count Down della Rapala, ed ogni ‘legno’ zavorrato che sia in grado di mantenere una buona azione tra gli incessanti correntoni.
La gomma anch’essa svolge egregiamente il suo compito e molto spesso sembra essere la ‘scelta’, soprattutto ad inizio stagione, quando l’acqua di neve e la scarsa aggressività del pesce esigono un approccio più lento o magari in piena estate, quando nell’utilizzo spiombato può essere utilizzata per delle presentazioni a mezz’acqua..
Questa tipologia di esche infatti tende a restare nella hot zone il più a lungo rispetto ai tradizionali artifizi e a raggiungere spot dove altre  esche non riuscirebbero ad entrare in pesca. L’utilizzo della gomma, esige canne fast e reattive, le quali a seconda dei gusti del pescatore, possono essere abbinate ad un fine trecciato di ultima generazione. D’obbligo è l’utilizzo di un accorgimento molto più usato nel saltwater, ossia l’applicazione di uno spezzone di fluoro carbon tramite nodo all-bright.


Il fondovalle è senza ogni dubbio il tratto degli “”intrepidi””, dell’angler che ricerca un sogno, di colui che non teme il cappotto o una sessione impegnativa.
..Qui l’ho “romanzata” JJJ un pò, solo per dire che se affrontato nel giusto modo può regalare la taglia “forte”..
Al di là della costanza che per forza di cose dev’esserci, sempre.. Sopra l’indole caparbia del pescatore degli ampi spazi, e di quella di ogni lanciatore che ricerca spasmodicamente la livrea marmoreggiata… Qui la fa da padrona l’attrezzatura.
Soprattutto in questi tratti infatti non può e non deve essere lasciata al caso.
Il fondovalle richiede attrezzi diversi e ben lontani da quelli che siamo soliti attribuire alla pesca alla trota.
La corrente aumenta in maniera esponenziale alla quantità d’acqua che troveremo.
In linea di massima per affrontare questi luoghi dovremmo prima di tutto prepararci nel modo adeguato.
Canne lunghe dai 2,40 ai 2,70 con un libraggio che si aggiri tra 1 oz e le 2 oz e oltre, senza nessun timore.
Mulinelli di taglia 4000, ma anche 5000, leggeri e con ottima meccanica e alta percentuale di recupero. Monofilo, fluoro coated di diametro 0.28, 0.30, o trecciato di ugual libraggio… e una buona pre-torrente per preparare le ns. gambe a camminare ore e ore sul letto di ciotoli e massi caratteristici del fiume.
L’utilizzo di trecciati di lb superiori con spezzone finale di un buon fluoro carbon potrebbero esserci utili in caso dovessimo tirar fuori la cattura della vita o anche solo per recuperare qualche artificiale in più.
In termini di catture anche qui, come per il medio tratto, possiamo trovare un po’ di tutto, con l’aggiunta della variante ciprinicola di disturbo. Il cavedano e qualche non troppo raro barbo.
Gli artificiali lanciabili, salgono di dimensioni e peso per forza di cose.
Uno, perché l’attrezzatura che useremo non è adatta per lanciare ‘ferri’, del misura inferiore ad un Martin 15, due, perché qui è meglio osare con qualcosa di più.
Ottimi i minnow nelle taglie dal  10 al 12, 15… e rotanti e ondulanti pesanti e generosi.
Non tralasciamo nemmeno qui la gomma che fa sempre la differenza in acque pressate come i no kill.
L’impeto dell’acqua, come del resto in tutti gli altri tratti sopra citati, rende necessario l’utilizzo di attrezzi che resistano alla trazione dell’artificiale in corrente senza che il cimino del nostro grezzo risulti eccessivamente piegato. Ne vale della sensibilità in pesca.
L’attrezzo giusto è quello che viene scelto dal gusto personale di ogni singolo e quello che trova il perfetto bilanciamento tra la funzione che deve fare e il piacere della pesca in sé.
Il letto del fiume, non si mostra come altrove e ogni tratto, per via della portata, può essere ‘buono’ per tentare la sorte. L’occhio quindi dev’essere dotato, qui più che in altra parte, del senso dell’acqua, ossia di quell’innata e forse astratta bravura nel cogliere i tratti migliori dove lanciare il nostro pesce esca…e perché no, anche di un bagaglio di esperienza che difficilmente e giustamente, non può essere tramandata.
Molte sono le variabili che influiscono sul risultato di ogni lancio..
Dobbiamo saper scorgere la possibile tana… l’area in cui a lei sia consentito stazionare ed avere una visuale laterale per sferrare l’attacco…..
Insomma dobbiamo in qualche modo immedesimarci nel pesce per capirne le sue abitudini, i suoi segreti e limiti.
Qui, vige il regno incontrastato della Marmorata, che oggigiorno sta divenendo sempre più rara per una serie di fattori, come in (livello minimo vitale), purtroppo mai rispettato dagli enti energetici che gestiscono le nostre acque, i famelici cormorani, alcuni obsoleti e ridicoli regolamenti che permettono appunto il peggiore dei problemi, l’incarnieramento di questo meraviglioso pesce.. Lasciando poi alla coscienza di ognuno di noi il da farsi.
 Non dimentichiamo il Lago, che spesso, interrompe con sbarramenti artificiali i nostri fiumi..
Qui la pesca è davvero un’altra cosa.. Siamo ben lontani dal fascino dell’acqua corrente.
Nulla a che vedere con le selvagge acque che scivolano a valle impetuose e spumeggianti.
Niente massi e riferimenti, pochi immissari e hot spot lontani dalle rive. Qui senza un’imbarcazione, si ha davvero un’azione di pesca limitata…
Solo acqua, tanta acqua ferma...
Al di la della volutamente ‘grigia’ premessa, il lago può saper regalare taglie importanti e se affrontato nel modo giusto, potrebbe regalare qualche bella sessione.
Parlo purtroppo senza esperienza, in quanto non ne sono un abituale frequentatore, ma sono egualmente sicuro che il miglior approccio rivolto al mero divertimento sia quello di affrontarlo a Light-Game, ossia con canne ultralight, magari con cimino riportato solid tip o tubolar, in base alle tecniche utilizzate innescando a sua volta micro soft bait, testine, piccoli minnow e ondulanti.
Le canne utilizzabili per questa tecnica, sono spesso ‘rubate’ al rock-fishing in salt-water, ma sono comunque promiscue a questo utilizzo. La loro lunghezza ottimale per il lago, varia dai 7.6” ai 7.9” nel range di peso lanciabile 0.6 – 8gr.
Per quanto concerne il mulinello resterei su taglie 1000 per quelli di vecchia concezione, mentre per quelli costruiti con materiali ultra leggeri, mi alzerei fino al 2500, 3000 con bobina a basso contenuto, così da mantenere un ottimo bilanciamento. L’avvolgimento a spire incrociate è da preferirsi considerato l’uso di pesi davvero esigui e quindi a causa della scarsa tensione al rischio di probabili ‘parrucche’.
Per quanto riguarda il monofilo, starei su uno 0.18 fluorocarbon o alternativamente su micro-trecciati, ma anch’essi collegati ad un finale in fluoro.
 Questa divertente parentesi dello spinning alimenterà certamente il nostro divertiremo insidiando trote, salmerini e ai bellissimi reali che solitamente popolano questo genere di acque, aprendo una parentesi più piacevole e moderna alle nostre sessioni in bacino.
 Se invece ci consideriamo ‘only trout’, e peschiamo da riva, allora dotiamoci di canne lunghe e di lipless, così da raggiungere distanze considerevoli e sondare conseguentemente maggior acqua.
 MARMORATISTA: CHI E’ ?
 Colui che insidia, questo fantastico pesce non è certamente un pescatore che si scoraggia facilmente.
Diversamente dal Pescatore A Mosca, cerca esclusivamente la trota di taglia, quella della vita, ma il più delle volte condivide con lui il rispetto dell’ambiente.
Dalla scomodità nel quale svolge la sua azione di pesca trae le sue forze.
Ama poco la luce, e l’acqua troppo limpida non la vuole, preferisce quella velata..
Non esce dove non c’è ‘tana’ e gli piace il colore scuro che le ramaglie intrecciate su di un masso, creano nel turchese delle acque del suo fiume.
E’ schivo, alle volte solitario e scende tra i boschi con il passo di una volpe, mentre l’acqua e l’umidità del mattino penetrano le sue ossa.
Non gli piace vedere la sua ombra, mentre pesca, preferisce nuvole e pioggia al sole.
Adora le levatacce, soprattutto quando il buio regna ancora e una perturbazione se n’è appena andata.
Pesca con canne che altri adopererebbero per tutto tranne che per le trote..
Scende nel greto e innesca la sua migliore esca, magari della stessa taglia del pronta pesca che il vecchietto l’indomani pescherà.
L’esca che gli da fiducia e l’unica che rade la barba ai massi che dormono nel tetro fondale.  
Giunto nel greto, attende.. e non lancia subito, studia la situazione, inala l’aria frizzante del mattino e assapora quella libertà che solo certi ambienti, la solitudine e la pesca sanno dargli.
Magari si siede, riposa dal lungo cammino che l’ha portato in quella scomoda ‘sedia’ fatta di pietra…
Scruta l’acqua in cerca di qualche evidente segno di attività, ma ancora non lancia.
Si alza e fa ancora qualche passo senza spostare un sasso, pesca da lontano, e fa volare il suo inganno lì dove la schiuma finisce o la dove il ‘baffo’ d’acqua taglia la corrente..
Fa scendere la sua trappola lungo la corrente e ancora fa passare il suo filo attorno a quel masso..
Non smette di ascoltare il nuoto del suo inganno fino sotto ai piedi, quando dalle ramaglie, esce lei che spezza il silenzio, prima di un’altra epica cattura..
Una bella foto e via di nuovo nella tua tana..
Questo è il pescatore di marmorate, diversamente, sarebbe ‘solo’ un pescatore… J
 IN SICUREZZA !
 Non si parla mai di questa parola, o se ne parla relativamente poco quando discutiamo di pesca.
In questi luoghi, spesso isolati, la sicurezza invece dev’essere messa al primo posto.
Waders: possibilmente traspiranti con cintura ben legata in vita, così da rallentare drasticamente l’accesso dell’acqua in caso di accidentale caduta.
Non spendeteci troppi soldi, in quanto l’usura di questi è notevole, considerando le lunghe scarpinate che caratterizzano questa pesca.
Boot: devono essere chiodati su gomma o feltro in base alla preferenze di ognuno.
Io ad esempio utilizzo un modello ibrido con feltro, chiodi e tacco in gomma, forse la miglior soluzione.
.. l’attrezzatura di contorno, sarà ridotta al minimo, così da renderci più leggeri negli attraversamenti del fiume e nei passaggi dentro al bosco,  come per muoverci all’interno del greto.
 Quanto essenziale poi lo riassumerei in:
GUADINO, capiente a rete profonda e munito di calamita, così da appenderlo e staccarlo agevolmente dalla nostra schiena;
OCCHIALI POLARIZZATI, per ridurre il riflesso in acqua. Utili soprattutto per vedere il fondale e dove si mettono i piedi, ma non solo, molto spesso la cacciata avviene a vista, e lì il sangue freddo può regalarci qualche buona ferrata in più.
BASTONE DA WADING.. può sembrare superfluo… ma se si pesca in solitaria, può essere il nostro miglior amico.
 ATTENZIONE quindi ad ogni passo, perché la montagna può essere molto insidiosa.
 OPPORTUNITA’ E FUTURO
 Molte sono le opportunità di turismo che la pesca potrebbe offrire a questi luoghi.
Basti pensare che una buona gestione dei tratti presenti, magari rivolta verso la tutela e rilascio del pescato, potrebbe portare ad un significativo incremento della qualità della pesca, questo perché con l’aumento delle zone di tutela, catch & release e no kill, se ben gestite, regalerebbero ogni anno sessioni più belle.
Con il loro clamore, il turismo rivolto alla pesca aumenterebbe di molto e con esso anche gli introiti derivanti. Aumenterebbero i soggiorni e con essi le famiglie che andrebbero a rivivere località di montagna oramai nel dimenticatoio a favore di posti più ‘In’….
E non solo la pesca o le attività che ci girano attorno ne troverebbero beneficio, arriverebbe senz’altro aria nuova per tutto il settore turismo della zona.
Si potrebbe dire senza troppi incertezze, che la Nuova Zelanda potremmo averla in casa!

Ovvio però che come in altri settori, i ‘grandi numeri’ avrebbero di certo un rovescio della medaglia…
E’ indiscusso il fatto che la massa contenga anche i suoi svantaggi e lati piuttosto negativi.
Proprio per questo, ipotizzando quanto sopra, si dovrebbero deliberare dei regolamenti ad hoc, molto più restrittivi e rivolti verso qualità e tutela dell’ambiente, adibire più personale ai controlli, insomma evolvere di gran lunga quello che fino ad oggi e stato… compresi quegli interventi che negli anni modificano sempre più l’alveo dei nostri fiumi.
Il ‘pensiero’ comune a molti, deve assolutamente progredire, se vogliamo poter godere di tutto questo anche nel futuro.
 Chissà.. Io voglio essere positivo, e immaginare mio figlio felice di rivivere le mie stesse emozioni… Sensazioni che solo questi magnifici luoghi sono in grado di regalare, magari pescando proprio una delle stesse trote che abbiamo rilasciato oggi.....
Davide Lugato.

SPINNING PASSION ringrazia Davide che con questo bellissimo articolo oltre a trasmettere la sua grande passione ci aiuta a capire meglio il bellissimo mondo dello spinning alla trota nei fiumi del nostro bellissimo territorio...

SPIGOLE AUTUNNALI IN CORRENTE.....................


 Il periodo e quello giusto, le prime mareggiate , l'abbassamento delle temperature, e l'avvicinarsi del periodo di riproduzione , sono tutti fattori che coincidono con il momento migliore per catturare uno dei mie predatori preferiti ovvero la spigola.
Chi conosce questo pesce sa come sia imprevedibile, astuto e lunatico, ma e pur sempre  un pesce che regala grandi emozioni  come la sua abboccata a dir poco fragorosa e a volte potente, ma come sempre per riuscire per ottenere buoni risultati occorre spirito di sacrificio e molta conoscenza dell'ambiente che siamo soliti frequentare, e non per ultimo utilizzare  l'artificiale con le caratteristiche giuste  a quella determinato momento.

In questo mio breve racconto vi voglio parlare di come utilizzo con successo uno degli artificiali a me più cari , ovvero il Brugas, un minnow  di  8,5 cm per 20 gr , il disegno "flat" particolare e l'originale azione oscillante che sviluppa in caduta , gli consentono di lavorare  con disinvoltura anche in condizioni atmosferiche difficili con  vento, forti correnti, schiuma e risacca, Il vero motore di quest'esca e la paletta di generose dimensioni , che unita alla sua particolare forma gli garantiscono eccellenti prestazioni in presenza di forti correnti che anche in azioni di traina più o meno veloce.
Chi mi conosce sà che sono solito pescare nella meravigliosa Laguna Veneta, un ambiante affascinante ma altrettanto difficile da interpretare e conoscere, in questo momento i miei hot spot stagionali sono tutti quei canali che hanno uno sbocco diretto con il mare o nelle immediate vicinanze, questo perchè  vista l'arrivo del freddo la nostra amata regina abbandona le acque basse della laguna per ripararsi al calduccio di qualche bel canale profondo.
Queste zone visto le maree piuttosto sostenute sono caratterizzare a volte anche da forte corrente, ma sono altrettanto zone dove si concentra gran parte del pesce foraggio e di conseguenza anche la nostra spigola, zone dove fino a qualche anno fà  riuscivo ad affrontare solo nei cambi di marea in condizioni di calma, oggi invece grazie al Brugas riesco  a pescare e malgrado la forte corrente le spigole non disdegnano di certo ad attaccarlo.

L'azione di recupero può variare molto in base alla corrente, se quest'ultima e poco sostenuta amo dare qualche leggera jerkata  in modo da renderlo più visibile al pesce, cosa che non faccio quando la corrente è sostenuta, il suo particolare nuoto vibrante farà tutto da solo e le vibrazioni che emetterà saranno l'arma giusta per stimolare l'attacco del nostro predatore.
Alcuni pescatori locali  di spigole , lo utilizzano con successo anche nella pesca a traina , questo artificiale grazie ai successi riscontrati tra noi amanti dello spinning , sta avendo anche un buon riscontro anche nei pescatori a traina molto presenti in questa zona e particolarmente portati alla cattura della spigola.
Detto questo volevo ringraziare pubblicamente tutti i lettori di questo Blog che grazie alle loro visite ci riempiono di  stimoli e voglia di raccontarvi le nostre avventure e le nostre opinioni, Grazie di Cuore...........
MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF 

NELLA TANA DELLE "GALLINE ADRIATICHE"............

Il periodo è quello giusto, le prime nebbie, il mare calmo , il poco vento, sono tutte condizioni ideali per praticare il light jigging o meglio l'Inchiku ad un pesce che noi adriatici amanti della pesca in verticale piace  molto cioè la " Gallinella" che  assieme alla spigola e una delle prede  più ambite.
Il nostro tratto di mare , ospita una buona colonia di questo colorato predatore e in alcuni tratti ben delineati e ben radicato e gli esemplari di taglia di certo non mancano, la pesca che più ci diverte in questo periodo e sicuramente l'Inchiku , fatto con artificiali piuttosto leggeri(max 80gr) per via della poca profondità del nostro mare, a questi abbineremo una azione di recupero piuttosto lenta e senza mai staccarci troppo dal fondo, questo perchè la nostra "gallina"ama starsene in profondità a razzolare , magari in zone ricche di qualche ostacolo.E un pesce che si prende in qualsiasi ora del giorno , meglio se le giornate sono nuvolose o nebbiose , questo sinceramente non me lo sono ancora spiegato ma le statistiche parlano chiaro e le catture effettuate da alcuni amici confermano la teoria sopra citata.
Per quanto riguarda l'attrezzatura , una canna con potenza 60/150 gr e l'ideale , a volte anche una più leggera può essere d'aiuto quando vogliamo effettuare una presentazione un po più light, ma non necessariamente indispensabile, un rotante affidabile inbobinato con un buon trecciato da 15/20lb e la nostra attrezzatura e ben che servita.
Dopo aver parlato di attrezzatura e e artificiali  e importante saper deve calare le nostre esche!!!  le zone migliori sono tutte quelle zone cosiddette "presure" cioè zone con un fondale sabbia misto detriti , ambienti ideali dove in alcuni periodi dell'anno troviamo pesci di fondale come la nostra "Gallinella" che rendono felici chi ama pescare a vertical.
Nel prossimo periodo speriamo dedicare più di qualche uscita a questo bellissimo e colorato predatore e speriamo veramente di catturante una di taglia come quella in foto , cattura effettuata dal Grande Otello un amico che negli ultimi anni ha dedicato molto tempo a questa pesca e i risultati non sono certo mancati.
Alla prossima 
MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF

EGING...................UNA PESCA FACILE FACILE......


Il periodo e quello giusto, le seppie stanno lasciando la laguna per prendere il mare aperto,è l'occasione giusta per dedicare qualche pescata ad un pesce, o meglio cefalopode, dal fascino quasi misterioso, un predatore che a volte stupisce per la sua aggressività nell'attaccare le nostre totanare, insomma la seppia sa farci divertire..
Di seppia e di calamari vi voglio parlare, o meglio di EGING che non sarebbe altro che la tecnica che si usa per insidiarli, una pesca facile facile , come suggerito nel  titolo del mio post , una pesca che è l'ideale per chi si avvicina allo spinning in mare, una pesca dove con poche attrezzi si e subito in pesca, in  poche parole poca  spesa tanta resa.
Partiamo col parlare della canna , per i neofiti di questa pesca una canna con una buona sensibilità di punta e una lunghezza non superiore agli 8" e l'ideale, non mi addentro nello specifico parlandovi di attrezzi super performanti, quelli al limite li acquisterete nel caso la tecnica vi appassiona, ma cominciamo a pescare con quello che già abbiamo, a questa abbineremo un mulinello di taglia 2000/3000 inbobinato con un tracciatino da 10-12 lb, al quale legheremo un finale  in fluoro di diametro non superiore allo 0/30 0/32.
Per quanto riguarda le esche o meglio le totanare, la mia esperienza mi suggerisce di consigliarvi l'acquisto di pochi artificiali ma di qualità, questo perchè in condizioni difficili quando il nostro cefalopode attacca con restio, l'artificiale di qualità fa veramente la differenza.
Al giorno d'oggi il mercato offre una gamma infinita sia come colorazioni che come forma o tessuti di rivestimento, le mie personali scelte ricadono su totanare rivestite in tessuto Keimura, un particolare filato in grado di conferire all'esca maggiori tonalità e reverberi sensibili ai raggi UV. le colorazioni disponibili ormai spaziano dai colori più o meno realistici a colorazioni sgargianti o fluorescenti, diciamo che una discreta variabilità ci permetterà di affrontare le diverse situazioni sia di luce che di profondità.
Il nostro Cefalopode non sempre attaccherà lo stesso artificiale o meglio la stessa colorazione, questo sinceramente non me lo sono ancora spiegato , ma possiamo tracciare delle linee guida che ci aiuteranno a scegliere il colore giusto .per acque poco profonde e particolarmente chiare la mia personale scelta ricade su colorazioni tendenti al viola, azzurro o naturali, per giornate coperte e acque più profonde le colorazioni che preferisco sono rosso con le sue varie sfaccettature , fluo anche in questo caso con le sue svariate varianti , ed infine il rosa....

Dopo aver parlato di tutto il contorno ovvero quello che ci serve per pescare, veniamo al dunque ovvero come pescare le seppie, come già scritto nel titolo e una pesca semplice semplice, l'azione di pesca e pressochè uno striscio sul fondo altalenando qualche colpo deciso in modo da far alzare dal fondo la nostra esca, a  quest'ultima sono solito attaccare dei piombi a goccia dal peso variabile in base alla corrente e alla profondità di pesca, in foto qui a fianco ecco un paio di miei artificiali zavorrati e pronti all'uso, l'abboccata che avvertiremo non sarà altro che un appesantimento, come quasi avessimo attaccato una borsetta , a questo punto non serve ferrare ma continueremo l'azione di recupero in maniera lenta e continua, un guadino sara quanto mi meglio per salpare la seppia una volta arrivata in superficie.
E una pesca che si presta molto bene sia da terra che da barca, e chiaro che l'utilizzo del natante ci permetterà di sondare diversi spot e diverse profondità, ma per chi non ha la possibilità di uscire con un natante  anche la pesca da terra  magari da un molo di un porto può essere di sicuro interesse.
Per tutti i neofiti di questa pesca spero che questi miei personali consigli siano un buon aiuto e aspetto con ansia le foto delle vostre catture , sarò ben lieto di pubblicarle nella pagina del blog.
A presto
MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF