NELLA TANA DELLE "GALLINE ADRIATICHE" (parte seconda)

Eccoci di nuovo a parlare di una pesca che nell'ultimo anno ho riscoperto con estremo piacere ,sto parlando del Light Jigging, una tecnica che  trova qui in alto Adriatico trova un ristretto numero di appassionati, vuoi per le caratteristiche del nostro tratto di mare o vuoi per le poche specie catturabili con questa tecnica, in ogni caso comunque se praticata con fiducia e conoscenza sa dare soddisfazioni anche in un tratto di mare come il nostro .
Siamo ormai in pieno inverno periodo ottimo per cercare la "Gallinella" di taglia o qualche raro scorfano,  periodo dove bisogna cercarle in ristrette zone con un fondale misto sabbia e detriti rocciosi, le cosiddette "presure" o in dialetto veneziano "Tegnue", la nostra azione di pesca si concentrerà prevalentemente in queste zone.
Assieme a due cari amici ci accordiamo per una battuta di pesca dedicata al light Jigging, nei giorni precedenti erano state effettuate delle discrete catture e i presupposti erano buoni,ma proprio il giorno della nostra uscita una nebbia fittissima ci costringe a ripiegare su spot molto più vicini , con la speranza che diano buoni risultati.
Siamo in un fondale di circa 24/25 mt , vento praticamente assente, unico fattore negativo una corrente piuttosto sostenuta che fa "scarrocciare" la nostra barca molto velocemente rendendo le nostre cale difficili tanto da rendere impossibile muovere nella giusta maniera i nostri artificiali, l'unica soluzione era quella di cambiare spot e cercare una corrente meno invasiva e forte.
Navigare nella nebbia non e certo facile e personalmente ho sempre una certa strizza in mare in queste situazioni, meno male che le traccie già segnate nel GPS ci portano nelle altre zone prescelte senza correre rischi di impigliarsi nelle numerose "cozzare" presenti in zona.
Arrivati prima di cominciare a calare facciamo un passaggio per vedere l'effettivo scarroccio e dare un occhiata allo scandaglio con la speranza che dia qualche segnale di vita, e sembra proprio che le cose in questo spot promettano bene, è giunta l'ora di cominciare a pescare seriamente.
La mia fiducia ricade nel mio fidato Jig  dalla intramontabile colorazione bianco/rosa che non mi ha mai deluso, mentre i miei amici affidano le loro probabilità di cattura a dei piccoli inchiku da 60/80gr che ben avevano reso nelle pescate precedenti.
L'azione di pesca o meglio i movimenti che imprimo al mio artificiale sono molto lenti con risalite di qualche metro in modo da far stazionare il mio jig nei pressi del fondale, zona dove solitamente stazionano le Gallinelle , al contrario i miei amici con l'inchiku recuperano l'esca per molti più metri, in quanto questo artificiale se recuperato più lento e con continui sali scende , induce il nostro pesce ad inseguire anche svariati metri prima di sferrare l'attacco.
Sebbene ora la nostra azione di pesca sia perfetta delle tanto desiderate gallinelle nemmeno l'ombra anche se qualche timido segnale di attività lo si è visto con qualche cattura di Merlani (Molo in dialetto locale) una sorte di merluzzo in miniatura che in questo periodo dell'anno lo si trova con una certa facilità lungo le nostre coste , e strano vedere un pescetto del genere attaccare delle esche artificiali come degli inchiku , le stranezze della pesca a volte  non hanno fine ne confini.
La nebbia oggi sembra proprio non farci vedere il sole e scaldare un pochino una giornata con temperature molto vicine allo zero,per tanto  ci rifidiamo alle tracce segnate nel GPS per portarci in un altro spot questa volta con un fondale più detritico sperando l'intuizione del capitano sia quella giusta.
L'ecoscandaglio oggi sembra proprio ammutolito e solo poche volte ha dato segnali di vita , tutto ciò non e che ci faccia stare allegri ma continuiamo nel jiggare i nostri artificiali nella speranza di una mangiata da un momento all'altro, e mentre eravamo in un momento di relax ecco che Otello attacca una tipica "Gallina Adriatica" a circa una decina di metri del fondo, indice che questo pesce ha seguito per parecchio tempo l'artificiale prima di attaccarlo, bene !!!!! forse lo spot nuovo sta dando una svolta positiva alla giornata.
Non passa molto tempo che altre abboccate riportano alto il morale dell'equipaggio regalando non pesci delle taglie tanto sognate , ma pur sempre divertenti, anzi anche altre piccole specie avevano cominciato ad attaccare i nostri artificiali, qualche discreta tracina e qualche piccolo sugarello non sono passati indenni davanti alle loro boccucce..........
Nel tardo pomeriggio vista la nebbia fitta decidiamo di rientrare con un po di anticipo nella tabella di marcia, una scelta intelligente perchè in queste situazioni non bisogna mai scherzare e la nostra incolumità è più importante di qualsiasi cattura, già in altre occasioni spinti dalla foga delle catture ci siamo imbattuti in situazioni che ci hanno fatti rientrare in porto con non poche difficoltà, ecco che vi consiglio vivamente di rientrare sempre con una buona visibilità e che la strumentazione a bordo sia sempre efficace e funzionante, ne vale della nostra incolumità!!!!!
Un grazie ai miei compagni di pesca Otello e Gianluca e speriamo prossimamente capitare in uno di quei pollai pieni di grosse e grasse Gallinelle Adriatiche.............
A presto MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF




ASPI IN TOPWATER......



Girovagando per la rete mi sono imbattuto in un blog di pesca Sloveno, sono rimasto sorpreso dalle numerose foto di catture sia in acqua dolce che in mare, molte delle quali simili a quelle delle nostre acque, come in questo video dove vediamo degli aspi attaccare delle esche topwater.....Chissà forse prossimamente una puntatina Slovena si potrebbe anche fare....

SPINNING PASSION STAFF

LA REGINA E I SUOI GIARDINI............

Marco mi ha chiesto di raccontare le emozioni che ho provato ai Giardini della Regina ma non so se questo sia fattibile. Però, siccome adoro le sfide, ho accettato ed eccomi qui davanti a un monitor con le dita che saltellano da un tasto all’altro della tastiera, nella speranza di mettere in fila tante letterine che diano vita a una cosa che per ora vive solo dentro di me!
Vi emoziona l’idea di partire dall’Italia fredda e grigia di fine novembre e riaprire gli occhi in un luogo caldo, luminoso, pieno di sorrisi e fermo nel tempo agli anni 50?
In effetti la sensazione che ho provato uscendo dall’aereoporto dell’Havana è stata come quella che credo si possa provare uscendo dalla macchina del tempo! Tutto era perfettamente come nei films della metà del 900. Persone sorridenti anche se sprovviste di tutto questo superfluo che ci circonda da questa parte del mondo. Strani mezzi di trasporto adibiti a qualunque cosa, gente a cavallo, in carrozza, in sidecar e poi le auto!
Quelle meravigliose macchine anni 50 tenute in piedi solo con la forza della creatività, splendidi carrozzoni disegnati dalle penne di artisti che ora non nascono più! Il calore di quell’aria tipica delle nostre giornate di giugno e tutto quello che i miei occhi guardavano aveva quel sapore delle cose incomplete, quasi a trasmettere immortalità, una sorta di invito a terminare tutto domani per allungare la vita fino all’infinito.
I più insensibili forse potranno chiamarla “povertà” ma io ho capito che è quella la meraviglia! 
Ma in quel paradiso non sono mica solo! No, no! sono con una comitiva di altri 14 matti che hanno attraversato insieme a me l’oceano per il primo Molix Fishing Dream. Mai nome fu più azzeccato!
Tutto quello che accadeva, aveva il sapore dei sogni e ancora non avevo visto nulla! La sosta all’Havana è durata veramente poco, perché il viaggio verso i Giardini era ancora lungo! Dopo una veloce notte è stato il pullman a farci attraversare l’isola, passando luoghi incantevoli su delle strade piuttosto impegnative, ma ricche di quel fascino che vive solo a Cuba. Ma dopo tante ore di Ua Ua, (come chiamano il pullman i cubani), non siamo ancora arrivati perché mancano ancora 50 miglia marine prima di arrivare a destinazione.

Vi emoziona l’idea di un viaggio che sembra non finire mai?
Potrebbe sembrare strano ma un viaggio così lungo oltre alla smania di arrivare, genera un sacco di curiosità. Ma ora, provate a immaginare 15 invasati che hanno attraversato il mondo, che finalmente sono sulla grossa barca che per una settimana farà loro da casa e di fronte 5 ore di mare! Ricordo che nel giro di pochi minuti, dopo l’aperitivo e i convenevoli di benvenuto, tutti sembravano dei pazzi, improvvisamente i bagagli si sono moltiplicati, come se tutti avessero confezionato delle matrioske! Mulinelli che sbucavano ovunque, tubi con dentro mazzi di canne, esche stivate in ogni pertugio e l’humus dello spining passion era realmente palpabile!
Come dei corpi speciali, tutti si sono messi all’opera per preparare l’artiglieria e le tackle box iniziavano a diventare pesanti! Anche se è passato esattamente un anno, riesco ancora a percepire quelle sensazioni. La grossa house boat solcava il mare e tutti correvano avanti e indietro per farsi trovare pronti all’appuntamento con i sogni. Il pomeriggio è trascorso così e dopo una cena da 5 stelle ci siamo tutti ritrovati sul ponte della Havalon II a brindare con il Rum, carichi come delle molle perché finalmente era tutto pronto e questo gruppo era assolutamente fantastico, non ci saranno mai parole adeguate per ringraziare chi o aveva reso possibile.
Mancava solo una notte e poi le porte dei sogni si sarebbero schiuse ai nostri occhi! Il mare ha provato a cullarci per farci addormentare ma ogni suo tentativo è risultato vano. È stata la prima volta che sono stato io a svegliare la sveglia, anzi a spegnerla prima che suonasse! Finalmente il sole stava nascendo e tutti eravamo pronti per quell’avventura che fino a quel momento era fatta solo di parole.
Vi emoziona immaginare una squadra di 15 scalpitanti pescatori che fremono a poppa per salire sui piccoli skift, dove le guide aspettano?
Tutti con le attrezzature pronte, siamo saliti su quelle piccole barche che presto, hanno preso la via del reef. Tra di noi c’erano pescatori più esperti di questa pesca e altri meno, io ero totalmente vergine anche se non c’è voluto molto per essere battezzato, sono bastati pochi lanci per trovarmi impegnato nella lotta con qualcosa che credevo di aver immaginato ma la sua forza era inimmaginabile!
Da quel momento è stato un susseguirsi di mangiate, slamate, sfrizionate e combattimenti al limite con le mie forze. Pescavo solo a top water e vedere l’acqua esplodere in continuazione non mi sembrava vero.
Lo so che questo vi emoziona, è inutile che fate finta di niente!
Ero circondato dai meravigliosi colori del reef caraibico, immerso in una natura incontaminata e ho capito che sotto a quel colorato e paradisiaco velo azzurro increspato dal vento, si celava l’inferno. Una serrata lotta per la sopravvivenza dove ogni predatore era la preda di qualcuno e dove ogni creatura era dotata di denti impressionanti! Vedere l’esca serpeggiare tra le onde e sentire la canna sfuggire di mano era incredibile, alla mia partenza ero convinto di avere canne potentissime, fili esagerati, esche molto grosse ma dopo pochi strike mi sono reso conto che ero totalmente sottodimensionato! La canna arrivava a fine corsa e tutto era veramente al limite.
Che cosa pazzesca, ho ancora i brividi al solo pensiero! Barracuda grandissimi, Carangidi famelici, Snapper e Cernie di barriera e poi lui, lo Squalo! Ognuno di questi protagonisti possiede tutta la forza che solo la natura può donare a chi lotta per la vita in ogni secondo. I giorni sono passati così, ancora ricordo perfettamente gli occhi sbarrati e le espressioni stupite sui volti di tutti, ad ogni rientro dopo la pesca. Ognuno di noi fremeva dalla voglia di mostrare gli scatti agli altri, sono momenti indelebili che sono scolpiti nella mia mente. Tutti accalcati sul ponte della house boat a scorrere immagini sulle digitali mentre l’equipaggio si prodigava nel lavaggio delle attrezzature. Una settimana molto intensa in cui ho pescato con tanti partner differenti che mi hanno arricchito di tante conoscenze ed esperienze. È stata l’occasione per testare tante nuove attrezzature e nuovi progetti che presto hanno visto la luce. Dopo le pescate ci si ritrovava tutti insieme all’appuntamento dell’aperitivo e poi a cena dove ci trattavano come dei Re. Sono stati giorni meravigliosi, in compagnia di amici speciali ma come tutte le cose belle, sono trascorsi rapidamente. Il viaggio di ritorno è stato sicuramente meno emozionante ma andava fatto.
Vorrei approfittare per ringraziare Molix che mi ha dato l’opportunità di vivere questo sogno, Catch Outdoor nella persona di Sandro Mediani per aver confezionato un viaggio quasi surreale e tutti i miei compagni di avventura per le risate e il divertimento.
Ora che sono arrivato in fondo a questo fiume di parole, non so se sono riuscito a trasmettervi le mie emozioni, però ho capito una cosa!
Il fatto che io ricordi esattamente ogni attimo di quei giorni, testimonia senza ombra di smentita che le emozioni restano per sempre dentro di noi.

Silvano D'Angelo

CONOSCIAMO BENE L'ARTIFICIALE PRIMA DI PESCARE...................

Qualche giorno fa in un negozio di pesca dove sono solito frequentare , mi sono imbattuto in un interessante dibattito tra un giovane "spinninsta" e un caro amico ormai della vecchia guardia anche lui come mè. L'argomento di discussione era il recupero dell'esca, il giovane appassionato sosteneva che un esca moderna necessita di meno richiami o recuperi particolari in quanto grazie  alla sua forma e materiale innovativo di costruzione , già con un recupero regolare dovrebbe catturare più di un "vecchio" artificiale.
Questa giovane teoria e frutto di molto internet ma di poca pratica a mio avviso, la mia no vuole essere una critica ma solamente un modo di vedute completamente diverso, ritengo che ogni artificiale abbia delle caratteristiche particolari e prima di usarlo al meglio e mia consuetudine provarlo e riprovarlo capendone pregi e difetti.
Dopo solo averlo provato cercherò di farlo nuotare in tutte quelle situazioni e acque che ritengo si adattino bene alle caratteristiche che ho individuato, a tal proposito  vi voglio raccontare una delle ultime esperienze e grazie all'intuito e alla conoscenza degli artificiali mi hanno permesso la cattura di qualche spigola non di taglia ma sicuramente molto emozionanti.
In questo periodo la nostra amata sta preparando le valige per abbandonare la ormai fredda laguna e dirigersi in acque più temperate e calde dove effettuerà la riproduzione, e una migrazione che può durare poco come tantissimo, e difficile darne un tempo , tutto dipende dalla temperatura dell'acqua.
Nei giorni scorsi prima che arrivasse il primo freddo di stagione , ho passato alcuni giorni in cerca della tanto amata e a dire il vero i risultati non sono mancati anche se con molto sacrificio , nello specifico pero vi voglio raccontare come  la conoscenza dell'artificiale sia fondamentale.
Mi trovavo disperso in una zona della laguna veneta , caratterizzata da una profondità variabile dai 50 cm al metro massimo , una di quelle zone contraddistinte  da distese di posidonia , insomma un hot spot ideale per la spigola di passaggio che ama starsene in caccia nascosta tra i filamenti di erba.
Individuate le spigole grazie alle loro cacciate alle malcapitate  aguglie, incomincia la mia azione di martellamento in cerca di una cattura, dopo svariati lanci e nemmeno un misero inseguimento mi fermo a guardare e riflettere sul da farsi.
La corrente era piuttosto sostenuta e come scritto prima le nostre spigole stavano cacciando aguglie di piccola taglia, ero convintissimo che il mio artificiale recuperato a jerkate piuttosto regolari mi avrebbe regalato una cattura, invece me ne stavo ancora a bocca asciutta.
La svolta avvenne quando a fianco a me vidi un'aguglia passare molto lentamente a causa della forte corrente faceva fatica a nuotare, ecco la svolta!!!!
Prendo dalla mia cassetta un jerkino (Finder 110) della colorazione più naturale che avevo e comincio a recuperarlo lentissimo appena sotto la superficie, quasi ad imitare il nuoto affannoso di un aguglia in piena corrente.

La mossa risultò da subito vincente e le prime catture cominciarono ad arrivare, questa  è stata indubbiamente una manovra azzeccata , ma la scelta dell'artificiale non è stata casuale , ma e stata dettata dalle note caratteristiche di tenuta in corrente di questo artificiale, facendolo assomigliare il più possibile ad un aguglia appena la superficie.
Ecco perchè ritengo che conoscere molto bene  ogni artificiale sia una  regola fondamentale per una buona riuscita della nostra pescata, le esche lanciate e recuperate a casaccio come si faceva un tempo possono regale qualche cattura, ma lo spinning moderno e fatto sopratutto di conoscenza e pratica...
Nei giorni a seguire in una pescata in notturna in uno spot dalle caratteristiche simili ho voluto adottare la stessa tecnica di recupero e anche in quella situazione l'attacco della spigolotta non e tardato ad arrivare, l'unica differenza sta nella taglia dell'artificiale che viste le dimensioni del foraggio presente ho aumentato portandomi ad usare un Finder 150.
In conclusione non voglio essere ripetitivo , ma perdete qualche attimo in più per capire le caratteristiche di ogni artificiale e usando la vostra intuizione e conoscenza adattatelo alle condizioni e momenti che ritenete più opportuni, sicuramente avrete una maggiore continuità di catture e soddisfazioni.....
Un arrivederci a prossimo post..
MARCO PASQUATO
SPINNING PASSION STAFF